The Cultural Livingroom

questo è un salotto, lasciatevi coccolare dal nostro personale altamente qualificato mentre discorrete amabilmente di questo e di quello. il nostro maître, a nome del padrone di casa, vi augura una felice permanenza e vi invita a provare il nostro eccellente moscato.

Monday, August 27, 2012

Storie Spezzate In Prosa - Capitolo IV

SCENA SECONDA, Episodio I.

Era la sera dell'8 dicembre e Belfast si srotolava lunga e sinuosa lungo la lunga costa lungo la quale solitamente si trova la città di Belfast. Da una decina di minuti stava scendendo leggera la neve e per le strade non c'erano che frettolosi passanti. Appoggiato distrattamente ad una cabina telefonica, David Simon controllava la strada davanti al CatPard Pub. Quella strada era il suo vetrino e le lenti convesse dei suoi occhiali, tanto convesse da risultare illegali in qualunque nazione soleggiata per più di una settimana all'anno, erano il suo microscopio. L'esito delle analisi era, allo stato, inconcludente. Tutto procedeva per il meglio fuori dal locale, e questo rendeva molto soddisfatto Mr Simon, soddisfazione chiaramente manifestata dalla sua espressione distante ed indifferente. Un vecchio signore passò per la strada e scomparve dietro un cartellone pubblicitario scrostato che sembrava suggerire una qualche correlazione tra la carne in scatola e le plastiche al seno. David si accese una sigaretta illuminando la neve che gli precipitava addosso innalzando se stesso, per qualche glorioso attimo, dalla condizione di palo a quella di lampione.

Al bancone del Catpard una notevole collezione di individui che avevano fatto del divenire un rifiuto sociale il proprio fine ultimo stavano fissando il nulla. In mezzo a loro, il cappello calato in testa e il whiskey in mano, stava Paul Stevens. Senza dubbio alcuno Paul era il più sofisticato, elegante e letale tra gli avventori del locale e in quel preciso istante era, altresì, di gran lunga il più ubriaco. A differenza di molti tra quelli che lo attorniavano, Mr Stevens era lì per lavoro. Ed era quindi armato. Era arrivato con David Simon poco dopo pranzo per fare fuori un tale, un americano, che avrebbe con ogni probabilità passato in quello squallido buco di locale il pomeriggio assieme ad un connazionale. David era rimasto fuori a tenere aperti gli occhi, così Paul aveva deciso di farsi un paio di bicchieri per ingannare l'attesa. Ma l'attesa era stata lunga e i bicchieri, da due che dovevano essere, si erano fatti strada lungo la prima metà del semiasse dei numeri naturali. Ignaro di tutto ciò, Mr Stevens si era dimenticato quale di quei maledetti americani, che nel frattempo erano arrivati, avrebbe dovuto seccare. Americani!! Non li aveva mai capiti. Da sempre si chiedeva se veramente fossero convinti di essere di madrelingua inglese. Certo questo era possibile, ma dal suo punto di vista confondere la lingua della regina con quella che parlano oltre l'atlantico era davvero poco probabile. Forse il loro modo di parlare era volutamente autoironico. Forse altro non era che una monumentale radicalizzazione del proverbiale umorismo britannico. O forse era davvero ubriaco fradicio. Al tavolo della vittima designata stavano bevendo rhum. Ma era poi davvero uno di quei due che doveva far fuori? Paul sapeva solo di non sapere. Si mise in bocca un sigaro, e dopo averlo masticato ben bene lo accese. L'aria attorno a lui si faceva densa, cristallizzando i suoi pensieri. Se David non era entrato a rompergli i coglioni allora il loro bersaglio non era ancora uscito da quel locale, si disse. Questo gli diede la forza di finire l'ultimo bicchiere, alzarsi dal bancone e barcollare fino all'uscita del locale. Ovvio che lungo il tragitto sfoderò il ferro e si premurò di somministrare un identico trattamento ai due yankees.

Fuori dal CatPard David fumava al mentolo. "Che cazzo hai fatto finora?" sbottò vedendo emergere dal locale Mr Stevens. "Non ricordo molto bene, ad essere sincero. Credo di aver fatto qualcosa comunque, ora che mi ci fai pensare" replicò lui inghiottendo aria gelida. La faccia di Mr Simon sarebbe stata di casa nel vocabolario universale illustrato, voce sarcasmo. "Certo, come no. Almeno l'americano l'hai ammazzato?". Paul aspirò una potente boccata di catrame prima di rispondere. "Già, l'americano. Non ricordavo più quale dei due dovessi fare fuori. Così li ho dovuti ammazzare entrambi. Sai quanto ci tengo al lavoro ben fatto... Ma per curiosità, qual era il nostro uomo?". David squadrò un attimo Paul, divertito, e i due si avviarono lungo la strada. "Quello biondo" - disse. "Già" fece l'altro estraendo la fiaschetta del whiskey dalla giacca e bevendone un buon sorso "è sempre quello biondo". Era da poco passata la mezzanotte quando anche loro scomparirono dietro al cartellone pubblicitario.

Sunday, August 31, 2008

Ibernazione

Salve a tutti coloro che non stanno leggendo. È passato ormai un anno dall'ultimo post e mi sembra il caso di ricominciare a darsi da fare. Dopo tutto non è come se avessi di meglio da fare, quindi... eccomi qua.  Dall'ultima volta che ci siamo sentiti sono successe tantissime cose divertenti. È quindi un vero peccato che io non abbia assolutamente voglia (mentirei se dicessi tempo) di star qui a raccontarvele. Ma non vi deprimete troppo, in fin dei conti è facile che io sopravviva ancora per svariati anni. Avrete quindi modo di rifarvi con gli interessi del tempo perduto. Per ora basta così. Tra qualche giorno torno a Milano e aggiungo carne sul fuoco, dopo di che vi avvertirò del fatto che il salotto ha riaperto i battenti e finalmente leggerete queste righe. Fate come a casa vostra, ma ricordate che nel salotto si entra in fila indiana e che è vietato dare cibo al Piovra.

Monday, September 10, 2007

Ebbene Si



Signori e signore, è nato il Furio Poker Tour! L'incredibile evento è stato reso possibile dal lavoro di due uomini di tempra eccezionale, che si sono adoperati notte e giorno affinché il loro sogno divenisse realtà. In
queste immagini inedite vediamo i nostri eroi alle prese con la realizzazione di quella che diventerà la piattaforma itinerante del FPT.





A lavoro finito il risultato appariva promettente, la moquette ispirava nei cuori dei pochi testimoni dell'evento la sete di conquiste tanto familiare agli appassionati amici del poker, la pelle nera, dal canto suo, delimitva il campo con fare austero. Il tavolo tutto, nella sua magnificenza, appariva non solo come campo di future e spietate battaglie, ma anche come imparziale artefice e spettatore della storia che su di lui si sarebbe compiuta.





Ma bando alle ciance!! Era venuto il momento della prima tappa del FPT, svoltasi a Praga in casa
di Furio stesso. Eccone un riassunto a colori.





Alexeij e Dimitrij (bandana) Bulgakov, i sicari russi.


John J. John (J. sta per John).




















Nemo Gorrini, con il suo sguardo malvagio eppure intelligente.


















E Muzio Scevola, qui ritratto in una posa osé.



SHOWDOWN!!! Alexeij di astuzia su Scevola mentre Gorrini si conta la fiches.




Per questa puntata è tutto, la prossima, direttamente da Palo Alto (sempre casa di Furio) a breve. Seeya!!!


Thursday, July 05, 2007

Warning

Salve gente, il capitolo terzo delle avventure di Paul Stevens e compagnia è oramai in rete. Purtroppo il post originale era vecchiotto e quindi per leggerlo dovete scendere più in basso, fino al sette di maggio, mi pare. Comunque sia, buona lettura.

Friday, June 01, 2007

Prologo alla terza puntata

Sono le 23h51. In uno squallido seminterrato buio e fermo ritroviamo Paul Stevens (quello vero) seduto davanti al computer. La scrivania di Paul è l'unico esempio noto di società anarchico-monarchica: passaporti (veri e falsi), un numero di quattroruote, filtri, tabacco, posacenere, libri di varia natura, pezzi di stoffa jeans ricavati dalla trasformazione alchemica del pantalone lungo in pantalone corto, fogli bianchi per chili e chili, fogli scarabocchiati per chili e chili, computer, telefono, una cartelletta blu il cui contenuto è oramai ignoto a tutti, scontrini, orologi, mazzi e mazzi di chiavi, un paio di occhiali di plastica, penne, bollette, una scatoletta di piselli finissimi 'valfrutta' e mille altre scemenze convivono pacificamente alla luce di una candela di cera 'una volta' (la migliore sul mercato dopo quella per parquet). Paul ingoia una dose di globi-oculari-vegetali-verdi dalla lattina. Il suo volto è deformato da una smorfia indecifrabile. La luce opaca della candela incolla la sua ombra alle pareti sudice, senza alcuna pietà. Un altro sorso di ortaggi e il nostro si butta nella scrittura di un nuovo episodio della crudele saga 'Storie Spezzate'.

De Senectute

No, che qui quando le cose vanno dette...
Allora oggi vado al Santa Giuliana (nota arena sportiva della lacustre e marittima Perugia dove i giocanotti vanno a fare i fighetti correndo in tondo e i vecchi vanno a fare i vecchi correndo anch'essi in tondo, ma soprattutto dove ti portano sin da quando hai 5 anni le scuole nel grottesco e sadomasochisctico tentativo di pagarti i danni dell'assicurazione mentre ti storci caviglie e ti strappi muscoli che non pensavi da avere - cosa che accade anche al Catta, tra l'altro). Entro nel vestibolo dove di solito ci si cambia, e subito sento odore di paternale. Mi volto, la voce era connessa ad un vecchio di quelli del genere "incazzati guasti" che a quanto pare era un ex corridore (a sentire lui forte, ma vatti a fidare...). Ora, il vecchio incazzato guasto per antonomasia è quello che è incazzato di suo per contratto (di solito è incazzato semplicemente perchè è vecchio, ma non è da escludere che sia vecchio perchè è incazzato guasto...) e che cerca solo un qualunque motivo per esserlo (del tipo "eh, voi giovani delle scuole che ci dovete lasciare la corsia 1, che è colpa dei vostri professori che non vi insegnano il rispetto....). In questa occasione ce l'aveva oltre che con noi - e quello ci stava - con un suo allenato perchè a quanto pare nn seguiva i suoi consigli e non aveva rispetto (anche lui?) e andava a correre 20 km dopo che aveva fatto la maratona...
Adesso,
1) ma tu vecchio, ma lascia perdere, ma che ti frega alla fine...
2) ma anche tu, giovane e virtuoso atleta (ma non molto saggio evidentemente), ma dopo aver corso 45 km di fartene altri 20 chi te lo fa fare???


La storia di per sé può sembrare scialba, ma come insegna il grande maestro zen Phil Jackson, "un sasso non è mai semplicemente un sasso". Il vecchio che potrebbe sembrare un vecchio (e in effetti lo era) non vi ricorda un altro personaggio?
Ecco quindi che mi sono messo subito, ligio al dovere, a lavorare ad una storienziola di vita non ancora vissuta; che sennò quelli del piano di sopra bacchettano, e io me li immagino già con frasi del tipo "e qui se non ci sono io che reggo la baracca...pelandrùn!" grattandosi la lunga barba canuta (e caduta)...

Thursday, May 31, 2007

Colpo gobbo al libro Rosso

notizia di ieri:

Arrestati numerosi rivoltosi colti in fragrante a lanciare uova di pasqua [ovviamente ripiene di sorpresine scaccissime tipo "Jimmy l'allegro panda busone" o l'aeroplanino di carta telecomandato (con il telecomando che va con le pile dello stereo e ce ne vogliono 9 - il quale numero tra l'altro significa che ne devi comprare una sctaola in più perchè vendute a coppie...), senza dimenticarci del modellino della mini con tanto di Kattab che urina sulla maniglia] contro la vetrina della nuova libreria Feltrinelli aperta in via Oberdan a Perugia. Pare che dietro a tutto ci sia la lunga mano e i finanziamenti del famoso Oscar del famoso ristorante "Da Oscar" che abbia curato appositamente la trasferta dei piccoli contingenti di ribelli da tutta Italia. Il manipolo manifestava apertamente il proprio disagio verso la chiusura della mitica libreria che stava lì da innumerevoli ere, e la quale costituiva un luogo di ritrovo sicuro per "emarginati politici" quali il famoso terrorista già conosciuto con i nome di "Il Bulgaro" e che ora pare si sia rifuguato in preda alla depressione sulla riviera abruzzese, dalla quale ha poi tentato una disperata invasione dell'Albania a bordo di un pattino rubato (fonti accreditate lo danno per disperso al largo di Porto Torres). Il giovane Jack Shannon, subito riconosciuto e arrestato nonostante il travestimento da Chewbecca, ha dichiarato: "maledetti rossi, è uno scandalo! La nostra rabbia non si fermerà...questo era solo un assaggio...non si può fermare la rivoluzione, ho amici che neanche sapete" Il direttore del carcere è preoccupato per i possibili tentativi di evasione da parte dei suoi complici; tali sospetti sono stati confermati dall'intercettazione di alcuni piani in codice che vaneggiano di bracci meccanici e fughe su di una barca costruita con materiale North Sails. Pare si tratti della famosa banda degli ingegneri, ai cui vertici ci sarebbero fra gli altri il terribile arabo Alianoui Khattab e il fratello dell'imputato Chris Shannon, già autori della famosa rapina al mercasette.

Sembra sia invece sfuggito il pluricriminale Paul Stevens, nonostante i tentativi di identificazione da parte di una passante che lo ricordava già a capo dei tumulti verificatisi in occasione dell'apertura della sagra del gatto giannone mentre lanciava mazzi di ukulele fra i passanti scatenando confusione e numerosi feriti tra cui la signorina Zepparelli di La Spezia, pensionata di 105 anni che nella ressa ha perso le occhiaie e due clavicole. "mi pare che conservi lo stesso sguardo truce e rude" ha detto la signora "ma quello era un capellone baluba...non può essere lui!" Pare che il sospetto si sia tagliato i capelli per sfuggire alla GdF. Viceversa prontamente identificato e costretto a torture l'altro pregiudicato, il noto David Simon. Ad aiutare l'identificazione da parte degli inquirenti è giunto il ritrovamento di un capello pubico sul luogo dei tumulti... A nulla sono valsi i vani tentativi del suddetto di affermare di essere lì solo per festeggiare il compleanno della famosa showgirl Shamalaya Shannon (curiosamente imparentata ai due fratelli Shannon...), la quale tra l'altro è misteriosamente irrintracciabile...



Non si sa ancora quali saranno gli sviluppi di questa azione di forza, ma le famiglie sono allarmate. I corpi di polizia stanno provvedendo a diffondere comunicati rassicuratori dicendo che è tutto a posto, e sotto controllo ma come già Max Pezzali aveva predetto "e adesso chi ci crede più..." Il nostro consiglio è di stare lontani dai luoghi affollati, dalle piazze e dalle finestre (che è tornato il freschino e c'è corrente, sennò poi la nonna chi la sente...), si è molto preoccupati per un probabile lancio di panettoni e bottiglie di spumante alla prossima occasione.

Wednesday, May 30, 2007

Si ma....

Ok, è da un po' che trascuro i miei doveri con voi lettori affezionatissimi. Ma qui se non mi muovo io non si muove nessuno!!! Questo non è il mio blog!! È un salotto!! Datevi da fare anche voi (messaggio rivolto in special modo ai membri ufficiali del club). Comunque in mia difesa va detto che ho avuto molti problemi contingenti che mi hanno occupato in questo difficile periodo di transizione ,tra i quali numerosissimi viaggi alle poste e varie notti passate a scrivere (ebbene si ho intrapreso un nuovo progetto che mi impegnerà lungamente - e che resterà inedito fino alla sua conclusione). Ma ora tutto questo è passato. Ora posso finalmente pubblicare la terza parte della saga di Paul and friends. Ora potrete finalmente conoscere quel vecchio pazzo che si trascina giù al porto imprecando, perso nei ricordi di anni lontani. Ma prima lasciatemi saldare i mie arretrati con Orfeo. Ci vediamo dopo qualche ora di buon sonno, se non durante.

Monday, May 07, 2007

Storie Spezzate In Prosa - Capitolo III

SCENA PRIMA, Episodio III

Il giorno era finito da un paio d'ore. Dalla finestra di casa Shannon, il gatto Giannone guardava pigro Little Patrick Street stretta nell'oscurità. Sotto il suo occhio felino e imparziale, una sagoma secca procedeva spedita con il passo di chi cammina perché deve. "Dannata Irlanda!! Se va avanti così a novembre potrò usare il frigorifero per riscaldare il caffè" pensava David Simon chiuso nel suo solito trench grigio asfalto. Non sopportava il freddo, lui. Preferiva di gran lunga il calore di un fuoco, o di una donna, o della canna della sua calibro nove dopo un lavoro pulito. Arrivato davanti a Ribbs, si accese una sigaretta e si tuffò dentro, cercando Paul con lo sguardo.
"Ciao Dave! Prendi qualcosa?" gli sorrise una cameriera mentre si accomodava al tavolo.
- "Il solito, Alicia. Grazie"
"Come stai, David?" gli chiese l'amico addentando un pezzo di pollo.
- "Che te lo dico a fare, questo freddo mi uccide. Ho il sangue caldo, io"
"Già... Che ne pensi dei nuovi?" continuò Paul indicando un gruppo che sputava musica frizzante da un angolo buio della sala.
- "Sembrano niente male. In confronto i Deep Purple sono un gruppo rock"
Mangiato il mangiabile, Paul si accese una sigaretta e disse duro e forte:
"Più tardi dobbiamo andare giù al porto. Pare che il Matto abbia qualcosa per le mani"
- "Non ci si può fidare di quello. Comunque ho con me il ferro..." sorrise crudele il secco accarezzando la sua pistola.
"Bene, allora è deciso" concluse quello duro alzandosi "Ma prima facciamo un salto all'Oyster, Frank non ha ancora pagato questo mese"

Sul palco, Nikki si stava guadagnando la paga. I clienti del night club, rapiti, oscillavano avanti e indietro al ritmo della musica che arrivava dal solito grammofono. David e Paul, al bancone, fumavano e bevavano senza preoccuparsi del domani. L'alcol iniziava a far presa nelle loro teste, svuotandole del niente che fino a quel momento le aveva abitate. Finito il numero, Nikki scomparve oltre la porta del privé, seguita da quello secco e dall'altro.
"Sera Frank, come vanno gli affari?" esordì Paul con un sorriso rivoltò al proprietario del night.
- "Come sempre Mr Stevens, come sempre" rispose quello.
"Non ci hai ancora pagato il mese, Frank, io e David ci stavamo giusto chiedendo perché..." la sua voce era gelida come quell'iceberg che aveva fatto fuori DiCaprio in quel film sulle barche.
- "Ma è solo l'undici, pagherò per la fine della settimana" esalò Frank, conciliante.
"I conti si pagano il primo del mese, lo sai" insistette Paul.
- "Ma... è solo l'undici!"
Dave annuì gravamente, come a dire che lui capiva, che se fosse dipeso da lui avrebbe trovato più che volentieri un compromesso, ma che, ahimé, questo non era possibile. Annuì nuovamente, si alzò dalla poltroncina che aveva occupato, come per andarsene, ed estrasse con nonchalance la sua calibro nove dalla fondina. La teneva in mano ora, distrattamente, e altrettanto distrattamente la teneva puntata allo stomaco del buon vecchio Frank.

240 secondi dopo i nostri erano diretti al porto, coi soldi in tasca.
"Non ci posso credere!! Ho ammazzato più gente io della Chiesa Cattolica e quell'invertebrato di Frank si mette paura per te!! L'Irlanda sta male" abbaiò Paul.
David si limitò a sorridere, tirò fuori un fiammifero e si accese una sigaretta, e poi un'altra, e un'altra ancora, e via così finché non raggiunsero i docks, dove il Matto li stava aspettando.
Il Matto un tempo si chiamava Herby Globtrotter. All'epoca era un giovane marinaio americano arrivato a Belfast con la grande guerra e si guadagnava da vivere con il contrabbando e con qualche incontro di boxe. Anni dopo, rincretinito dai colpi presi, si era convertito all'Islam e aveva preso il nome di Muhammed Khattab, chiudendo con i combattimenti e dedicandosi alla pirateria con ogni fibra del suo corpo. Quelli erano stati anni grandiosi per lui, si diceva che nulla entrasse o uscisse dall'isola senza che lui ne fosse al corrente. Paul e David lo avevano conosciuto solo molti anni dopo, quando la poliomelite si era già portata via la sua gamba sinistra e la gente lo chiamava 'Vecchio Achab'. Ma di tutti questi nomi, nessuno aveva superato lo scrupoloso esame degli anni, ormai era semplicemente 'il Matto'. Una volta arrivati al porto, quello secco e quell'altro saltarono sulla barca del vecchio lupo di mare, trovandolo sul ponte a bere whiskey e a cantare un motivo che parlava di una dozzina abbondante d'uomini e di una bottiglia di rhum.
"Cosa bolle in pentola vecchio Khattab? Pare che tu abbia qualcosa da proporci" sorrise affabile quello secco. Il Matto era matto, era vecchio, e si trascinava su una gamba di legno, ma era una leggenda a Belfast: sapeva tutto quello che succedeva in città, ed era la Causa Prima di ogni azione malavitosa.

Sunday, May 06, 2007

Storie Spezzate In Prosa - Capitolo II

SCENA PRIMA, Episodio II

Era una mattina calda. La pioggia notturna aveva lasciato traccia di se sulle strade ricurve della vecchia Belfast e i passanti indaffarati zigzavano a testa bassa sotto il Sole tiepido. Oltre il vecchio porto, nel solito Oyster Night Club, Paul Stevens stava rendendo irlandese il primo caffè della sua giornata. Nella luce soffusa che filtrava dalle vetrate la sala appariva stranamente grande. Quel posto, pieno di gente durante la notte, appariva affamato e sofferente il resto del tempo. Mr Stevens emerse da questi pensieri tirando una generosa boccata di fumo, davanti a lui la prima pagina del 'Crime Herald' (il giornale di riferimento per tutti coloro che considerano la legge come poco più di un suggerimento) gridava forte e chiaro "Assassinato il noto presentatore Roger Rabbit: un lavoro pulito". Paul, meccanicamente, fece scivolare la propria mano nella tasca del soprabito, dove, da un paio d'ore, avevano trovato alloggio quindicimila bigliettoni. Proprio mentre un sorriso si faceva largo sul suo viso ruvido, Verity fece il suo ingresso nella sala. Verity Wilde era l'attrazione principale dell'Oyster Night Club. Il suo show era l'ultimo della serata e spesso, dopo aver concluso, si tratteneva nel locale a dare una mano dietro il sipario.
"Uff, che serata!! sono a pezzi. mi offri un paio di caffè?" fece lei rivolta a lui.
- "Certo, nessun problema" rispose lui senza parlare.
La ragazza era una vecchia amica di David Simon e dei fratelli Shannon, e anche Paul l'aveva in simpatia. Forse perchè era l'unica delle ragazze dell'Oyster a non avere la testa solo per decorazione. Finita la cerimonia dei caffè, Verity se ne uscì dal retro salutando con la mano, lasciando lui nuovamente solo coi suoi pensieri.


Una decina d'ore più in la, il night club era nuovamente popolato dalle voci dei clienti. Paul, David e i due Shannon stavano seduti al solito tavolo, armati del tradizionale scotch e ghiaccio. Lo stesso grammofono della sera prima stava passando un pezzo lento e ipnotico di Coltrane mentre le cameriere si rincorrevano per la sala portando bicchieri pieni di liquore ambrato. Mancava ancora qualcosa al primo spettacolo della serata e la stanza iniziava a riempirsi dell'odore acre del tabacco. Nel momento in cui l'ultima nota del sassofono si spegneva nell'aria, la porta del locale si aprì di colpo e due gambe perfette e sagge fecero il loro ingresso sul parquet scuro, portandosi dietro la splendida Gladys Evans.
Nonostante non appartenessero alla stessa categoria sindacale, la Evans aveva lavorato in un paio di occasioni con Jack Shannon, e la cosa aveva fruttato bene. Proprio per questo Gladys e i ragazzi si ritrovavano periodicamente all'Oyster per organizzare un colpo, o comunque per informarsi reciprocamente dei più recenti sviluppi (il mondo del crimine è forse, nella nostra società, quello che si evolve con maggiore velocità, dopotutto).
"Sera boys. Come ve la passate? Ho letto di Roger sull''Herald' di oggi" esordì lei sedendosi su una sedia che David aveva appena tirato fuori dal nulla.
- "Non c'è male" rispose pronto Jack, addormentandosi.
"Ho della merce da piazzare, lavoro recente. Cosa ne pensate?" concluse Gladys sporgendosi in avanti per mostrare una manciata di diamanti a Paul.
- "Beh, dovrei pensarci su... che ne dici Chris?" rispose lui alla scollatura di lei.
"Penso che si possa fare, quanto vuoi?" si intromise Dave, che quando si parla di donne è sempre in mezzo alle palle.
Conclusa la contrattazione, la notte cominciò a scivolare via senza attrito. La Evans è il tipo di donna che ti fa sentire il protagonista di una pubblicità di dopobarba e, in poche ore, Dave e Paul avevano consistentemente intaccato il guadagno della sera precedente. Dopo il numero di Nikki, gli Shannon sparirono per le strade fredde e, poco dopo, furono imitati dal resto del tavolo. Ma ne Chris, ne Jack, ne tantomeno Paul e David si diressero verso casa: "Se non fosse per il lavoro, ogni notte andrebbe bevuta fino all'ultima goccia" ripeteva spesso il buon vecchio Mr Simon. E quella sera erano tutti e quattro liberi.

Saturday, May 05, 2007

Storie Spezzate In Prosa - Capitolo I

SCENA PRIMA, Episodio I

Il grammofono nell'angolo aveva appena attaccato con un pezzo del vecchio Joe ("Cocker: come il cane, ma molto meglio" - almeno cosi gridava il cartellone che pubblicizzava il suo prossimo concerto in città). Paul, appoggiato al bancone (con la testa), stava buttando giù il secondo scotch, assorbendo le note sputate dal basso di T.M. Stevens ("un altro fottuto omonimo") che arrivavano dritte nel suo stomaco come onde di catrame denso e caldo. "Un vero balsamo questo catrame" - sbiascicò tra se e se accendendosi una sigaretta. Il night club era immerso in una luce pesante, scura. Gli uomini ai tavoli, immersi in tutt'altro, osservavano il numero di Nikki in apnea, spandendo attorno a loro odore di sigari e cuoio. Nel suo maledetto angolo il grammofono ora alternava alla voce di Joe il fruscìo rauco e addominale di un sax. La musica saliva a spirali in quell'aria fumosa mentre Nikki chiudeva il suo set mostrando il meglio di se. "Musica di classe, alcol di classe, puttane di classe" pensava tra se e il muro Paul mentre vuotava secco l'ultimo scotch, alzandosi. Con un cenno disinvolto della mano salutò Nikki, che usciva di scena, e Charlie, prima erede in linea diretta, già sul palco. Un attimo dopo, fuori dall'Oyster Night Club, Paul si accese la ventiquattresima sigaretta (una winston rossa che conservava gelosamente da anni). Nella sua testa i pensieri si rincorrevano come fanno il giorno e la notte: molto lentamente. All'angolo con Little Patrick Street, avvolto nel solito trench di pelle consumata, David Simon lo stava aspettando masticando tabacco Golden Virginia.
"Come stai Dave?"
- "La notte è fredda Paul, mi si stanno congelando le palle"
"Preferirei che mi chiamassi Mr Stevens..."
- "Ma vaffanculo, idiota"
Tra Paul e David la storia era semplice, ne avevano passate cosi tante assieme da non aver più segreti l'uno per l'altro. Erano come fratelli, con la differenza che nessuno dei due avrebbe mai ucciso l'altro e soprattutto che non lo erano. David, quello secco, squadrò la calibro nove che teneva nella mano sinistra. "Dovrebbero darci dei fucili per questo genere di lavoro" sputò acerbo. Paul annuì solenne, affogando la winston in una pozza d'acqua nera. "Diamoci una mossa, o presto potrò tagliare lastre di vetro con i miei fottuti capezzoli" disse quello secco stringendosi nel suo trench. Mezz'ora dopo erano davanti al portone di casa Shannon, suonarono.
"Chi cazzo è?" fece sospettoso il citofono.
- "Paul. E anche l'altro"
"Era ora, vi stavamo aspettando"
Dannati fratelli Shannon! Erano i soli a destreggiarsi nei vicoli della vecchia Belfast con maggiore abilità di Paul Stevens. Pochi secondi dopo Paul e quello secco fecero il loro ingresso in casa Shannon, accolti da Chris e Jack (citati in ordine alfabetico e di nascita, proprio come farebbe windows vista).
"Dov'è Shamalaya? È da tanto che non si vede giù all'Oyster" chiese garbatamente Paul puntando la sua colt sul vecchio Chris.
- "Si sta facendo la doccia, ha finito poco fa il turno da Ribbs" rispose Jack per il fratello "bevete qualcosa?"
"Un JD, niente ghiaccio" fece David duro.
"Per me un daiquiri. Al lampone" gli fece coro Paul sapendo che solo un uomo vero può chiederti un drink del genere senza sentirsi omosessuale.
Jack tornò subito con quattro bicchieri e li distribuì.
"Cosa dobbiamo fare questa notte?" chiese infine Chris rompendo il silenzio.
- "Già, per telefono non hai voluto spiegare nulla" rincarò Jack sorseggiando il suo cocktail preferito: rhum bianco e soda caustica.
"Dobbiamo incastrare Roger Rabbit" rispose secco quello secco "La paga è ottima: uno zero seguito da altri due zeri, ma preceduto da due cinque.... praticamente un full"
- "Ottimo. cosa farai con la tua parte Paul?" azzardò Jack svegliandosi di soprassalto.
"Penso che comprerò quindicimila vocali alla ruota della fortuna, Jack"
Paul si accese una sigaretta e trattenne il fumo nei polmoni finche i suoi alveoli non cominciarono a vomitare.
Quello secco, invogliato da tanta visione, sfoderò il pacchetto di Pall Mall scoprendo con disappunto che era vuoto. Per ripicca - e in assenza di alternative migliori - accese una lampadina, tenendo cosi fede al suo speciale sciopero dell'intelligenza. Nel frattempo i fratelli Shannon parlavano fitto e duro. Giannone, il loro gatto a righe orizzontali grigio-viola, emerse dalla cucina inghiottendo la stanza e si posizionò comodo (e duro) sulle ginocchia maschie di Paul Stevens. "Dannata bestia!!!" gli sorrise lui accarezzandolo con un badile. Ora anche David era immerso nel discorso dei due ospitanti e annuiva mesto colpendo ritmicamente il tavolino basso con il mento.
"PAUL!! DAVE!! mi era parso di sentire le vostre voci!!" esplose garrula Shamalaya Shannon presentandosi ai vecchi compagni di mille avventure avvolta nel suo accappatoio blu elettrico trascinando dietro di se galloni d'acqua.
"Sham! sta sera sei più bella di una stecca di Montecristo" fece Paul alzandosi per abbracciarla mentre Dave rispondeva al saluto della ragazza umida con un cenno del capo e uno sguardo denso di complicità. Da quel momento la serata aveva cominciato a decollare. Gli Shannon, vittime del whiskey, intrattennero il secco e l'altro con facezie sempre diverse. Dave, sbronzo duro, con una mano dava corda al mistico duo e con l'altra cingeva a se la bella Sham. Paul, dal suo angolo, osservava la scena. L'alcol ingerito trasformava corpi e oggetti in gocce di colore impazzite che si muovevano davanti ai suoi occhi. Mentre si accendeva la cinquantaseisima della serate fece irruzione nella conversazione, uccidendola a sangue freddo.
"Ragazzi, abbiamo un lavoro da portare in fondo. Andiamo" suggerì facendo sparire la T-shirt con su scritto 'The Boys Of The Old Brigade' sotto il maglione di lana e un paio di biglietti da cento nella tasca dei pantaloni. Salutò Sham con un bacio e precedette gli altri nella strada buia. Quella sarebbe stata l'ultima notte per Roger Rabbit, pensò. E abbozzò un ghigno.

Sunday, April 29, 2007

The Giannon Cat - A History of Violence

Le folli note del sax di Dexter Gordon stavano ballonzolando nell'aria frizzante di metà Luglio, quando Paul, ubriaco come sempre, si accese un altra sigaretta - la trentaseiesima della serata - lanciando uno sguardo sornione al contrabbassista. "quello ne sa a mazzi, Dave... se non ci fosse dex, sarebbe lui la star, fidati..." il tipo magro a suo fianco sorseggiò un altro sorso del suo manhattan e annuì. I due erano in missione, ma non lo sapeva nessuno a parte un paio di ragazzi dell'Iowa giù al porto, ma si sa che nessuno crede a due che vengono da una città di nome Des Moines. "ehi, come si chiama il tipo che dobbiamo impiombare?" disse Paul allungando un verdone a un paio di belle coscie (che non erano quelle del tipo magro alla sua destra, ma quelle di miss Cuoridimela, parente alla lontana di Cuordipietra Famedoro, ma senza alcun legame con la famiglia Rockerduck, con i quali non era in buoni rapporti da quella volta che le aveva mandato i bassotti a casa per rubarle un preziosissimo manufatto indiano che raffigurava una gondola di venezia in plastica colorata...questo è un flash direte voi....invece è tutto vero!). "Joe, mi pare." "Joe cosa?" il tipo magro dai capelli vagamente pubici sospirò imbarazzato..."Joe Taco..." Paul sgranò gli occhi così forte che le ciglia dell'occhio destro accusarono dolori all'addome per una settimana... "MA STIAMO SCHERZANDO??? Siamo così ridotti male da dover uccidere una pietanza?" il tipo magro si sistemò gli occhiali in buccia di tartaruga e cocco, annuendo silenziosamente; "ci pagano bene almeno?" "oh si... due biglietti per il concerto di natale a Principina... quest'anno vengono a suonare i componenti rimasti degli 883 assieme a un tricheco di nome Gianbattista, vi sono grandi aspettative...al festival della cicoria a TorricciolaGrecoromana hanno vinto il premio giovani e quello simpatia!" Paul sospirò, mentre la mente ritornava al natale di tre anni prima, quando il suonatore locale di maracas Pedro Gutyerrez y Navarro y Esposito y Fumagalli, completamente ubriaco vomitò il cenone sulla prima fila tra cui vi era anche il noto pezzo grosso dell'industria del bullone Michele Ferro (famoso per lo slogan "non è un bullone, è un investimento" che aveva fatto crollare le vendite nel settore), facendo venire meno il maggior sponsor della manifestazione che l'anno successivo era riuscita a malapena a pagare il salario dell'idolo locale Jasper Mozzacandela, famoso per la sua performance di spengere la fiamma a scoregge...
"Dove eravamo rimasti?" si chiese Paul, confuso dall'eloquio narrativo che l'autore di questo pezzo gli aveva messo in testa senza avvertimento. "Ah già...Joe Taco..."I due si diressero verso la piazza principale, dove un'orda di bambini in preda ad un delirio psicotico stava facendo un grande falò a base di pokèmon e furby, inneggiando al ritorno dei tamagotchi con in mano simboli fallici a forma di fallo, appunto... la cosa risultò un po' strana a Paul, che si rivolse sbigottito a quello magro con uno sguardo che tradiva una fosforescente intensità (questo già lo diceva Burroughs... ma diciamo che era un tributo così non mi cita - ma che mi cita tanto è morto!), "non lo sapevi? c'è la Sagra! i bambini sono in uno stato di delirio e isteria collettiva...fanno 35 morti all'anno, alcuni soffocati dalle smarties, altri percossi e derubati delle preziosissime bull boys con le lucine...i più si suicidano andandosi a schiantare contro le gambe dei passanti..." "ah, le bull boys con le lucine!" disse Paul, ricordando la sua giovinezza ormai perduta, e una lacrima gli scivolò sulla guancia. "Taco è laggiù comunque" disse quello magro allungando la sua ossuta e estremamente virile mano verso un bieco figuro dallo sguardo strabico, le gambe a x e i cormosomi a y... fondamentalmente una multipla. "ok, sbrighiamoci" disse Paul, evitando con il ginocchio la testa di un bambino kamikaze che se ne andava per il corso muovendosi a 180 all'ora in diagonale.

Non ci misero molto a far fuori Taco, la fame era tanta e bastarono tre morsi di quelli grossi; a fine serata si ritrovarono al solito posto, Giuffà il kebabbe-bopparo, sparandosi due daiquiri di quelli buoni, mentre sul palco era il turno di Oscar Peterson, che ai tempi era solo un guappo di cartolibreria. "allora con quella com'è finita?" "mah, lo sai anche tu che non avrebbe mai potuto funzionare...lei è presbite, io sono miope, i nostri sguardi non si sono incontrati..." "capisco..." l'ennesima sigaretta si spense miseramente nel portacenere.

Tornando a casa, incrociarono un cartello vagamente rosa, che incuriosì Paul: "come hai detto che si chiama questa cosa?" "La sagra del gatto Giannone..." "ah già..." si disse Paul contemplando il biglietto per Principina...

IL GATTO GIANNONE

Wednesday, April 25, 2007

Cronache di una tragedia annunciata

Quando ero piccolo e mi innamoravo di tutto e correvo dietro ai cani (beh, oddio oramai non ero più tanto piccolo e più che inseguire i cani, mi dilettavo a mangiare bistecche alte 2 dita alla tex willer) per un piccolo ma significante istante la mia vita è stata attraversata da una nuvola nera di rara bruttezza... Per quanto sia difficile rievocare oggi quei giorni bui (di cui fu testimone anche il vecchio Chris Shannon, che da allora non riesce più a mangiare il grasso del prosciuto) farò uno sforzo, cosicchè le generazioni future che già sguazzano nel marciume estetico (MALEDETTI FUSOT SOTTO LA GONNA!!!) possano venire presevate da una tale minaccia.

Ricordo ancora oggi come fosse una tranquilla serata di inizio autunno, con la pioggia che scrosciava tiepida e intrepida sul giusto (io, almeno fino a quella sera) e sull'iniquo (che ovviamente era Mauro). Giunti alla ridente Elce - chi non è mai stato alla ridente Elce prenoti subito un volo, ne vale la pena - si decise di affittare un film allo studio emme. Invogliato dalle accattivanti immagini di copertina e da un mio periodo particolarmente difficile in quanto mooolto vicino all'hip hop (almeno fino a quella sera) scelsi di prendere questo:




























Che la decisione potesse risultare infelice cari amici, potete ben immaginarlo anche voi...ma all'epoca si era molto ingenui e gonfi di grandi ideali erronei quali la fratellanza fra cugini, l'uguaglianza di uomini e donne al volante, l'importanza di chiamarsi Ernesto, e cose del genere... quindi come ben potete capire non ero in grado di decidere consciamente sulla scelta del suddetto film.


ora,
Tale film consta di una trama veramente brutta (d'altronde un film che credo fosse inteso come una parodia di the blair witch project cosa ci poteva regalare?) che può essere riassunta così: i rapper del mondo vengono brutalmente uccisi da una misteriosa Strega, sulla quale 4 ragazzotti sbarbati cercano di indagare invano; il tutto è inoltre condito da un montaggio orribile fatto da riprese in stile videoamatoriale (esattamente come in "the blair witch project" ma peggio...).
Ma come disse colui che aveva mangiato una roncola e cacato solo il manico (licenza poetica), ora viene il bello: oltre a tutti tali orpelli stilistici il film ci regala alcune scene mitiche che rimarrano per sempre nei cuori di chi lo ha visto...


scena 1 - uno dei ragazzi sbarbatelli è un rastone micidiale che ad un punto morto delle loro ricerche inizia a vaneggiare e a proclamare tronfiamente: "seguite il mio rasta!", il tutto mentre fa ondeggiare il suddetto rasta in cerchio con tutti i suoi amici che che lo fissano convintissimi...


scena 2 - mentre i ragazzi indagano vi è ogni circa 15 minuti l'immagine di questo ciccione nero che scappa in bici - lui è chiaramente pazzo - urlando "sta arrivando, sta arrivando". Verso la fine del film uno dei ragazzi lo ferma e gli chiede "chi sta arrivando?" e lui:"LA MIA MAMMA!" e se ne va... il senso di questa scena ci sfugge ancora...


scena 3 - CLAMOROSA per quanto difficile da narrare... il film è composto di varie interviste a rapper che raccontano del loro incontro con la strega... ad un certo punto uno di questi, un tale "Cool Dog" o qualcosa del genere inizia a declamare "io non ho paura della strega, mi fa un baffo, ecc...." dopodiché l'immagine si blocca e senza alcun motivo STAM compare la scritta "COOL DOG è MORTO"....bah...


scena 4 - il finale.... geniale... alla fine i ragazzotti vengono uccisi tutti, come accade in the blair wtch project... (e fin lì tutto più o meno bene) solo che qui compare VANILLA ICE [chi non lo conosce - fortunato lui - vada a vedere chi è questo emerito capolavoro di uomo (termine politically correct)] che inizia a blaterale nel buio "ICE - ICE T, TU... TU...TU..TU...SEI IL MIO DESTINO! TI MANGERò IL FEGATO, TI SBRANERò LE OSSA E BIDIBIDIBI (non si capisce più perchè sbiascica in maniera veramente penosa)..."

Buio.

fine del film.

tu rimani là e dici 'Ah, beh...no, bello. Da rivedere'... e intanto ti fai un altro goccio di grappa rubata al babbo

alle morbide fruitjoy, chuck norris può resistere

buona sera, dopo una lunga ed estenuante notte guardando lost io e il mio caro piovra (sotto il quale nome stiamo postando) abbiamo intrapreso una passeggiate nel trash-internet (inizialmente per trovare le donnine nude). i risvolti sono stati drammatici come quelli dei pantaloni di chuck norris!!!



permetteteci di cominciare con una nota informativa: abbiamo qui per voi una riproduzione del tappeto persiano (non è un tappeto ma un investimento) che spadroneggia spavaldo dal basso del pavimento del nostro salotto culturale preferito.



bello vero? oh, e by the by l'individuo che sta passando l'aspirapolvere sono io chiaramente. comunque, se avete apprezzato il nostro liquore e il nostro tappeto siamo certi che siete il tipo di ragazze [se siete ragazzi non ci interessate più di tanto (soprattutto a piovra e soprattutto in primavera, come gia ricordato precedentemente)] che gradiranno la nostra pregiata compagnia intellettuale. andiamo quindi avanti con i pensieri del giorno.



nel vedere il sopracitato telefilmone, per l'emmesima volta, le nostre menti si sono soffermate, rapite, nel considerare l'incredibile affinità che congiunge (e spiegheremo poi come) la cara sottina alla nostra amata (ma per nulla stimata) kate austen (leggasi evangeline lilly per chi di voi ragazze è interessata alle donnine nude). come chiunque abbia seguito anche minimamente LOST saprà già (e tra poco lo sapranno pure tutti gli altri) la kate soffre di una forma cronica di 'sindrome della crocerossina' (forma talmente cronica da risultare insopportabile e nauseante). per chi non avesse ancora colto il parallelismo (peraltro sottile, ci fa notare il buon vecchio chris shannon impegnato a centellinare il suo calice di borghetti) la sottina partirà tra pochi giorni per la bosnia (che taluni epitetano erzigovina, ma non abbassiamoci a si vili commenti) a fare appunto la crocerossina (e già.... niente villaggi valtour!!). crediamo di aver detto abbastanza.



per tornare alla nostra metafora, ahinoi, il promettente parallelismo a questo punto viene meno (per certi versi si potrebbe dire che congiunge la nostra cara amica alla kate tanto quanto il ponte sullo stretto congiunge l'italia alla sicilia). classica affermazione che noi uomini di un certo livello siamo soliti esalare come tipica conclusione di ogni puntata di lost è infatti (più o meno) la seguente: 'ma perché la nostra versione di crocerossina si manifesta sottoforma di sottina e sull'isola (che già c'hanno il mare e tutto) invece si beccano la manza??'.... due punti di domanda che hanno il sapore amaro del fatalismo e della sconfitta. ora per carità, lungi da noi l'intenzione di screditare la sottina (che peraltro salutiamo affettuosamente e tutto il resto e che comunque è una bella ragazza...)* ma bisogna rendere a chuck norris ciò che è di cesare.... la kate è, per definizione, il top di gamma in fatto di crocerossine. non ci credete? (povere idiote?) e noi alleghiamo foto a mo di prova (l'indirizzo e il numero di telefono ce lo teniamo per noi).







non siete ancora convinte?


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va beh, basta.



speriamo che questo basti, anche perché sennò abbiamo pochissime cose in comune, care lettrici.




per finire questo laborioso post (e poter quindi tornare al cazzeggio su google immagini) vi lasciamo in eredità LA foto trash del giorno. è garantita al cento per cento e non lascia mai rimpianti. concluderemmo a questo punto facendo notare a tutti quanto sia bello non avere gente che ti legge (perché sennò certe cose non si potrebbero dire, né). saluti cordiali da david simon e paul stevens, che vi augurano una piacevole serata mentre gli effluvi del ciao di chris shannon intossicano il salotto culturale.



P.S. notate tutti come l'unico modo per far postare l'enigma tentacolare in primavera sia quello di cercare e commentare fotografie di donnine nude (ah!! le donnine nude!!!).





* che poi la sottina ultimamente è ancora più bula perché mangia la carne!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! (e qui ammicchiamo clamorosamente ai fratelli shannon, quei dannati....)




[nel postare questa fotografia di repertorio che ritrae una cara amica ubriaca piovra scoppia a ridere.... ma ricorderei che nell'immortalare l'attimo il suo commento fu di tutt'altro genere ('io c'andrei tantissimo'..... con il panda ovviamente). commento peraltro clamorosamente condiviso dal sottoscritto]

Monday, April 23, 2007

Let it Be-Bop

"ah, quei dannati fratelli Shannon! la sapevano più lunga perfino del vecchio Stevens quando si trattava di girare per i vicoli misteriosi della calda Belfast..."

Così recita una delle pagine del libro più grande che non sia mai stato ancora scritto. Ebbene si, cari amici che ci seguite spaparanzati nelle vostre poltrone negli abiti nuovi ma già sudati tipici dell'estate, indiscrezioni malcelate ma molto affidabili (un ubriaco conosciuto in un pub, però dall'accento molto distinto, o almeno così ha detto quello che gli reggeva la testa mentre si vomitava sulle ciabatte) sono emerse dal sommerso delle piccole e grandi metropoli; si, so quello che state pensando, ma vi assicuro che l'omosessualità di John Travolta non è l'argomento di quest'oggi nel grandioso salotto [che si prospetta in un futuro prossimo con una dimensione molto più terrena e colma di tappeti comprati al mitico "non è un tappeto è un investimento", negozio realmente esistente nella downtown milanese (non so cosa voglia dire downtown ma se per questo neanche milanese, mi hanno corrotto i proprietari a suon di persiani)], ma bensì qui si parla di un nuovo crescente sentimento migratorio-filosofico che vedrà il suo sbocco in una missione conoscitivo-esplorativa in cui un manipolo, ma che dico, un nugolo di giovani scelti a caso (le selezioni sono state fatte mesi fa, era la fila piccola a fianco di quella per il grande fratello...pochi gli iscritti e per lo più cinesi che chiedevano le indicazioni per piazza del duomo) ma non poi così tanto a caso.
In sostanza il be bop la fa da padrona, e noi menti isterichenude in preda a crisi di genio e santità - maledetta la tua dannata barba lunga Old Bull Lee, avevi troppa COSA nelle vene per renderti conto di essere un dannato santone pazzo - siamo pronti a venderci come schiavi a divinità a forma di strada-cartello-pasti di mellifluo sapore in bettole sconosciute nella terra sperduta dei vulcanifrancesi, aperti nei loro crateri peccaminosi (ah.... i crateri peccaminosi dellla notte spettrale...) a tutti i tipi di capelli - pubico, lungo e mashato e nocciolato croccante che tanto alla fine ci si ritroverà come sempre a casa del solito vecchio Paul a bere disaronno o il porto del dharma dalla fiaschetta benedetta conl'acquacalda (che è più dissetante dell'acqua fredda).... e dopo ogni notte il vecchio arabo malconcio e sbronzo si alzerà sulla sua gamba di legno e senza dire niente piscerà sull'ennesima macchina ferma - grandioso ubriaco di un Kattabh - e lui pieno della COSA aveva capito tutto....